Riprendendo
l’uso
degli
antichi,
che
a
Costantinopoli
continuerà
anche
nei
secoli
a
venire,
molti
di
questi
manoscritti
sono
riprodotti
su
supporti
purpurei,
come
nel
caso
del
Codex
Brixianus
(fig.
4).
La
tradizione
stilistica
romana,
tuttavia,
non
si
estinse.
Un
esempio
particolarmente
famoso
è
il
cosiddetto
Evangeliario
di
sant’Agostino
(fig.
5).
Questo
codice,
ora
conservato
a
Canterbury,
fu
probabilmente
consegnato
da
papa
Gregorio
Magno
al
monaco
Agostino
–
il
futuro
sant’Agostino
vescovo
di
Canterbury
-,
priore
del
monastero
benedettino
di
Sant’Andrea
al
Celio,
che,
insieme
a
una
quarantina
di
confratelli,
fu
inviato
dallo
stesso
pontefice,
su
richiesta
di
Etelberto,
re
del
Kent,
nell’anno
597,
per
rievangelizzare
le
isole
britanniche
dopo
l’invasione
delle
popolazioni
sassone
pagane.
Questo
codice,
al
pari
della
missione
gregoriana,
avrebbe
avuto
una
profonda influenza sulla cultura e l’arte miniata britannica.
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