«Oh!», diss’io lui, «non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?» «Non   sei   tu   Oderisi,   la   gloria   di   Gubbio   e   la   gloria   di   quell’arte   che   alluminare    è   chiamata   a Parigi?». L’etimologia    del    termine    è    incerta:    probabilmente    esso    è    legato    all’allume    di    rocca,    una sostanza   usata,   sotto   forma   di   lacca,   nei   dettagli   delle   illustrazioni.   Esiste   anche   una   seconda ipotesi:   illuminare   deriverebbe   da   lumen ,   luce,   per   la   capacità   dell’arte   miniata   di   illuminare   i testi. A   questo   proposito   è   necessario   ricordare   che,   in   particolare   nel   primo   Medioevo,   il   libro   era considerato   un   oggetto   sacro,   soprattutto   per   il   legame   con   il   suo   contenuto.   La   maggior   parte dei   manoscritti   prodotti   nei   secoli   immediatamente   successivi   alla   caduta   dell’Impero   romano d’Occidente,   infatti,   conteneva   i   testi   biblici,   il   Vecchio   e   il   Nuovo   Testamento,   e   le   opere   dei Padri   della   Chiesa.   Cosicché   contenuto   e   contenitore   erano   indistinguibili   e   il   contenitore   era reputato sacro al pari del contenuto.
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Testi di Davide Busi
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