Con
il
Trecento
fioriscono
e
si
moltiplicano
i
centri
di
arte
miniata
in
Italia.
Nel
Settentrione,
due
tradizioni
ben
distinte,
quali
quella
veneta
e
quella
lombarda,
che,
nella
prima
metà
del
secolo,
proseguono
il
proprio
autonomo
cammino
senza
influenze
reciproche,
nella
seconda
metà
si
ritrovano
a
convergere.
In
Veneto,
come
nel
secolo
precedente,
a
dominare
sono
Venezia
e
Padova.
In
Laguna,
il
primo
Trecento
è
caratterizzato
da
uno
stile
che
risente
degli
influssi
bolognesi,
che,
a
partire
dalla
metà
del
secolo,
lascia
spazio
a
un
gusto
neobizantino
che
si
incontra
ai
modelli
provenienti
dalla
Lombardia.
Testimonianza
di
questo
confluire
di
stili
è
la
Divina
Commedia
(fig.
46)
conservata
alla
Biblioteca
Marciana
di
Venezia
e
miniata
intorno
al
1370.
A
Padova,
invece,
l’influsso
bolognese
si
unisce
alla
novità
portata
da
Giotto
attraverso
la
sua
permanenza
in
città
e
gli
affreschi
da
lui
dipinti
nella
Cappella
degli
Scrovegni
nei
primi
anni
del
secolo.
Primo
a
recepire
il
cambiamento
portato
dal
pittore
fiorentino
è
il
miniatore
conosciuto
come
Gherarduccio
o
Duccio,
che
illustra,
nei
primi
anni
del
Trecento,
tra
altri
codici,
un
Roman
de
Troie
(fig.
47),
ora
a
Parigi.
La
seconda
parte
del
secolo,
invece,
vedrà Padova dominata dalla figura del Petrarca, molto influente sulla corte dei Carraresi.
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