La
seconda
metà
del
Duecento,
tuttavia,
è
dominata
dalla
miniatura
bolognese,
che
si
sviluppa
intorno
all’Università
e
alla
vita
cittadina.
Bologna,
infatti,
è
un
caso
unico,
poiché
vede
tra
i
committenti
dei
codici
miniati
anche
le
Corporazioni
e
le
Confraternite:
testimonianza
significativa
è
la
Matricola
dei
Falegnami
,
del
1248,
conservata presso l’Archivio di Stato (ms. min. 1).
L’importante
produzione
libraria
cittadina,
che
richiama
artigiani
e
artisti
da
tutta
Italia
e
non
solo,
vede
il
confronto
e
l’avvicendamento
di
diverse
scuole,
individuate
dagli
studiosi.
Ad
un
primo
stile,
che
si
collega
alla
Matricola
dei
Falegnami
,
si
contrappone
e
segue
un
secondo
stile,
che
recepisce
la
lezione
proveniente
da
Napoli
e
dalla
Francia,
di
cui
sono
esempi
la
cosiddetta
Bibbia
di
Carlo
V
,
conservata
presso
la
cattedrale
di
Gerona,
in
Spagna
e
il
corale
della
Biblioteca
Estense
di
Modena
(Estense
lat.
1016).
In
essi
confluiscono
anche
una
certa
plasticità
bizantina
e,
soprattutto,
l’eleganza
gotica
modellata
attraverso
la
pittura
pastosa,
la
quale,
alla
fine
del
secolo,
con
Jacopino
da
Reggio
e
la
sua
scuola
(fig.
45,
Bibbia
dell’antipapa
Clemente
VII),
inizierà a imporsi per durare fino al terzo decennio del Trecento.
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