La miniatura gotica in Italia
La
situazione
della
miniatura
in
Italia
è
più
complessa
e
diversificata.
Innanzitutto,
per
cercare
di
comprenderla,
è
necessario
dividere
il
XIII
secolo
dal
XIV.
Iniziando
dal
Duecento,
si
potrebbe
cercare
di
individuare
due
aree
principali
per
la
prima
e
per
la
seconda
metà
del
secolo.
Il
primo
Duecento,
infatti,
vede
nell’Italia
meridionale
la
protagonista
dell’arte
miniata
del
tempo,
mentre,
con
il
giro
di
boa
della
metà
del
secolo,
sarà
Bologna
a
conquistare
il
primato.
Eppure
i
centri
di
eccellenza
sono
molti
e,
in
particolare,
sono
da
citare
l’Umbria,
la
Toscana
e
il
Veneto.
In
Veneto
restano
particolarmente
profondi
gli
influssi
bizantini,
soprattutto
a
Venezia
e
a
Padova.
Testimonianza
importante
di
questa
influenza
è
l’
Epistolario
miniato
di
Giovanni
da
Gaibana
(fig.
43),
realizzato
nel
1259
e
conservato
presso
la
Biblioteca
Capitolare
di
Padova.Nel
sud
della
penisola
due
sono
i
centri
principali
dell’arte
miniata.
Il
primo
è
l’abazia
di
Cava
de’
Tirreni,
in
Campania,
che,
nonostante
la
sua
lunga
storia,
continua,
soprattutto
nella
prima
parte
del
XIII
secolo,
a
essere
vitale
e
a
sviluppare
modelli
provenienti
dalla
Sicilia.
A
questo
centro
monastico
si
affianca
la
corte
degli
ultimi
svevi,
che
fa
suo
lo
stile
francese
in
evoluzione,
sviluppato
soprattutto
dagli
Angiò.La
dinastia
angioina,
infatti,
con
la
conquista
del
regno
di
Sicilia
(1266),
ovvero
dell’isola
e
del
meridione
dell’Italia,
porta
con
sé
i
modelli
parigini,
che
scaturiscono
in
una
miniatura
in
cui
prevalgono
i
disegni a penna e ad acquerello in ampie illustrazioni.
Esempio
di
questo
stile
è
l’
Histoire
ancienne
jusqu’à
César
(fig.
44),
della
fine
del
XIII
secolo,
che
mostra
anche
il
particolare
gusto
per
la
narrazione
storica
presente alla corte angioina.
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