che
il
corpo
del
patrono
fosse
spostato
dalla
vecchia
alla
nuova
Cattedrale.
Alla
fine
di
aprile
del
1106
una
folla
immensa
si
era
radunata
per
assistere
alla
traslazione.
Alla
cerimonia,
tenuta
in
uno
spazio
in
aperta
campagna,
erano
accorsi
personaggi
illustri,
tra
i
quali
vescovi,
abati
e
la
grancontessa
Matilde
di Canossa (1046-1115).
Al
termine
della
lunga
giornata,
i
rappresentanti
del
clero
avevano
proposto
di
fare
una
ricognizione
delle
reliquie
di
san
Geminiano,
cosa
a
cui
i
cittadini
si
erano
opposti.
La
prima
scena
immortale
questo
istante,
nel
quale,
a
sinistra
si
vedono
schierati
vescovi,
abati,
presbiteri
e
monaci,
dall’altra
il
popolo,
in
mezzo
al
quale
si
può
riconoscere
Lanfranco,
al
centro
Matilde
di
Canossa,
a
cercare
di
mediare
tra
le
parti.
Gli
unici
personaggi
certamente
individuabili
sono
la
grancontessa,
unica
di
cui
viene
riportato
il
nome
(
Matildis
comitissa
)
e,
identificabili
dal
confronto
con
la
scena
successiva,
il
vescovo
di
Reggio
Emilia
Bonsignore,
a
sinistra,
che
dialoga
con
Matilde,
e,
come
detto,
Lanfranco,
a
destra,
entrambi
vestiti
di
rosso
e
di
blu,
i
colori
dell’autorità.
Bonsignore,
naturalmente,
porta
i
paramenti
episcopali,
mitria
in
capo
e
pastorale
nella
mano
sinistra.
Lanfranco
si
distingue
per
il
copricapo,
la
barba
e
l’asta
per
misurare
tipica
degli
architetti,
che
ricorda
il
bastone
dei
legislatori
e
dei
sovrani,
tutti
simboli
della
sua
autorevolezza.
Quella
autorevolezza
che
gli
aveva
permesso
di
pretendere
la
traslazione
delle
reliquie
del patrono.