La
miniatura
carolingia
subì
in
ogni
modo
delle
evoluzioni.
Per
comprenderle
è
indispensabile
osservare
le
illustrazioni
presenti
in
due
opere
fondamentali:
l’
Evangeliario
dell’Incoronazione
e
l’
Evangeliario
di
Ebbone
.
Il
primo,
secondo
la
tradizione,
fu
ritrovato
nell’anno
Mille
dall’imperatore
Ottone
III
durante
l’apertura
della
tomba
di
Carlo
Magno
ad
Aquisgrana,
e
risale
al
793
circa.
Il
secondo
fu
realizzato
sotto
la
direzione
dell’abate
Ebbone,
consigliere
di
Ludovico I il Pio, negli anni 816-823.
Entrambe
le
figure
(fig.
13
e
14)
rappresentano
san
Matteo
nell’atto
di
scrivere
il
Vangelo.
I
caratteri,
malgrado
i
pochi
anni
trascorsi
tra
il
primo
e
il
secondo
codice,
sono
diversi.
Il
primo
risente
dell’influenza
bizantina,
ed
è
stato
infatti
attribuito
ad
artisti
greci,
cosa
che
l’uso
di
pergamena
purpurea
e
di
inchiostro
d’oro
e
d’argento
per
la
scrittura
del
testo,
confermerebbero.
Il
colore
delle
illustrazioni
è
denso
e
pastoso
e
i
panneggi
evidenziano
una
reale
plasticità,
simile
a
quella
di
opere
ellenistiche
all’epoca
ancora
circolanti
in
Oriente.
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