Dal gotico internazionale alla miniatura rinascimentale
La
capacità
del
gotico
di
divenire
la
lingua
internazionale
delle
arti
portò,
dalla
fine
del
Trecento,
le
corti
e
le
città
di
tutta
Europa
a
un
fitto
scambio
e
a
un
dialogo
costante
sui
modelli
e
gli
stili
gotici,
che
durerà
–
a
seconda
delle
aree
–,
fino
alla
fine
del
XV
o
l’inizio
del
XVI
secolo.
Se
non
vi
fu
un
centro
di
irradiazione,
come
lo
erano
state
la
Francia
e
Parigi
con
il
gotico,
certamente
queste
ultime
furono
importanti,
affiancate,
in
particolare,
dall’Avignone
papale
e
dalla
Lombardia.
La
partecipazione
fu
tuttavia
davvero
europea,
comprendendo
tutti
i
territori
dalla
penisola
iberica alla Boemia, dall’Italia alle Fiandre.
A
continuare
a
brillare
fu
Parigi.
La
capitale
del
regno
di
Francia,
infatti,
per
la
ricchezza
culturale,
grazie
al
prestigio
dell’Università
e
alla
potenza
della
corte
dei
Valois,
seguitò
ad
attrarre
artisti
da
tutta
Europa.
Particolarmente
importanti
furono
gli
influssi
fiamminghi
e
lombardi.
Tra
i
committenti,
nobili
e
facoltosi
borghesi,
a
spiccare
fu
Jean
de
Valois
(1340-1416),
detto
il
Magnifico,
fratello
di
re
Carlo
V
e
duca
di
Berry.
A
lui
si
devono
capolavori
come
il
Salterio
(fig.
58),
ora
a
Parigi
(Bibliothèque
Nationale, fr. 13091), decorato da André Beauneveu, e le
Trés
riches
heures
du
duc
de
Berry
(fig.
59),
dei
fratelli
Limbourg,
probabilmente
l’opera
miniata
più
importante
e
conosciuta
del
gotico
internazionale,
per
la
magnificenza
delle
illustrazioni e la precisione dei dettagli.
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