Le fonti: i trattati medievali sulla miniatura
Le
fonti
che
permettono
di
ricostruire
tecniche
e
strumenti
dell’arte
miniata
medievale
sono
rappresentate
principalmente
da
alcuni
trattati
medievali
di
pittura
o
ricettari
che
contengono
sezioni dedicate alla miniatura.
Il
più
antico
di
essi
è
il
Compositiones
ad
tingenda
musiva
,
contenuto
nel
cosiddetto
Manoscritto
di
Lucca
490
,
perché
conservato
presso
la
Biblioteca
Feliniana
della
città
toscana,
e
risalente
al
787-816.
Esso
contiene
numerose
ricette
per
preparare
e
applicare
i
colori,
le
cui
fonti
si
ritrovano
nel
papiro
egizio,
di
lingua
greca,
del
III-IV
secolo
d.C.
e
ora
diviso
in
due
parti,
il
Papiro
X
di
Leida
(Rijksmuseum
van
Oudheden)
e
il
Papiro
Holmiense
di
Stoccolma (Kongelike Bibliotek, Handskriftsavdelingen, dep. 45).
Di
epoche
diverse,
invece,
sono
le
tre
sezioni
che
costituiscono
l’
Eraclio
o
De
coloribus
et
artibus
Romanorum
.
Secondo
gli
studiosi,
che
possiedono
al
riguardo
opinioni
diverse,
esse
sarebbero
state
scritte
da
autori
differenti
a
partire
dall’VIII
fino
all’XI
secolo.
Di
questo
testo,
in
ogni
modo,
sono
giunte
copie
successive
all’anno
Mille.
All’VIII-IX
secolo,
invece,
risale
il
Mappae
Clavicula
(Chiave
della
pittura),
di
cui
sono
rimaste
tre
copie,
una
delle
quali
ora
alla
Biblioteca Governativa di Lucca (ms. 296).
Successivi
all’XI
secolo
sono
altri
quattro
trattati.
Il
primo,
scritto
dall’abate
tedesco
Teofilo,
e
attribuito
anche
a
Roger
di
Helmarshausen,
è
il
celebre
De
diversis
artibus
o
Diversarum
artium
Schedula
,
del
XII
secolo.
Un
altro
monaco,
il
francese
Pierre
de
Saint-Audemar
o
de
Saint-Omer,
tra
la
fine
del
XII
e
l’inizio
del
XIII
secolo,
scrisse
il
Liber
de
coloribus
faciendis
.
Al
Quattrocento
e
a
due
autori
italiani,
invece,
sono
legati
il
Libro
dell’arte
di
Cennino
Cennini
e
l’anonimo
Libro
dei
colori,
segreti
del
XV
secolo
,
denominato
anche
Manoscritto
Bolognese
, in quanto conservato presso la Biblioteca universitaria di Bologna (ms. 2861).
Tutti
questi
trattati,
tuttavia,
riguardano
le
arti
in
generale.
Gli
unici
due
testi
dedicati
in
modo
specifico
alla
miniatura
sono
il
De
clarea
,
di
un
autore
anonimo,
forse
francese,
probabilmente
risalente
all’XI
secolo
e
conservato
a
Berna
(Burgerbibliothek,
ms.
A
91.17),
e
il
trecentesco
De
arte
illuminandi
,
anch’esso
di
autore
anonimo
ma
di
area
napoletana,
conservato
in
due
copie,
presso
la
Biblioteca
Nazionale
di
Napoli
(ms.
XII.E.27)
e
l’Archivio
di
Stato
dell’Aquila
(ms.
S
57).
Questi
ultimi
trattati
sono
particolarmente
importanti
per
comprendere le tecniche usate dai miniatori lungo i secoli.
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