Nell’occhiello
è
descritto
un
momento
della
liturgia
eucaristica,
ovvero
l’elevazione
del
pane
mostrato
non
ai
fedeli,
come
al
giorno
d’oggi,
ma
verso
l’altare,
come
avveniva
già
nel
rito
precedente
al
Concilio
di
Trento
(1545-1563)
e
fino
al
Concilio
Vaticano
II
(1962-
1965).
La
scena
è
ambientata
all’aperto,
come
si
deduce
dal
cielo
sullo
sfondo
blu
del
quale
sono
presenti
anche
delle
nuvole
bianche.
Il
sacerdote,
inginocchiato
di
fronte
all’altare,
sul
quale
si
trovano
la
tovaglia
bianca
e
il
calice
con
la
patena,
indossa
il
camice
bianco,
o
alba,
e
la
casula
rossa
con
croce
dorata,
che
si
utilizza,
tra
le
altre
occasioni,
anche
per
la
solennità
di
Pentecoste,
a
cui
il
passo del testo si riferisce.
Accanto
al
sacerdote,
ai
piedi
del
presbiterio,
si
scorgono
due
ministranti
vestiti
di
bianco:
in
primo
piano
si
trova
il
ceroferario,
che
porta
un
candeliere,
mentre
sullo
sfondo
si
intravede
il
secondo
chierichetto
che,
tramite
un
filo,
suona
–
come
avviene
durante
l’elevazione – la campanella posta al vertice dell’occhiello.