Vi
sono
anche
casi
di
mobilità
interna
a
uno
stesso
territorio,
come
per
Girolamo
da
Cremona,
pittore
e
miniatore,
il
quale
–
caso
non
isolato
–,
passando
da
Mantova,
si
trasferì
in
Toscana,
prima
a
Siena
e
poi
a
Firenze,
per
giungere
infine
a
Venezia.La
mobilità
degli
uomini
corrisponde
anche
alla
mobilità
dei
libri.
Prima
ancora
delle
xilografie,
che
arriveranno
con
la
stampa
alla
metà
del
Quattrocento,
e
che
riscuoteranno
grande
successo
–
su
tutte
le
creazioni
di
Albrecht
Dürer
–,
a
diffondersi
sono
i
libri
di
modelli.
A
fare
la
loro
comparsa
sono
opere
di
carattere
monotematico:
ne
sono
esempio
i
libri
di
modelli
per
le
iniziali.
Ciò
indica
anche
che,
con
il
XV
secolo,
l’arte
miniata
giunge
a
un
livello
di
specializzazione
tale
da
rendere
necessaria
la
collaborazione
tra
diversi
artisti
per
poter
realizzare
una
singola
opera.Parlando
di
collaborazione
non
è
possibile
non
considerare
l’argomento
delle
botteghe
d’arte
miniata.
La
diffusione
dei
libri
di
modelli,
infatti,
è
strettamente
legata
alla
questione
dell’esistenza
di
alcuni
atelier.
Molti
studi
considerano
possibile
l’esistenza
di
queste
botteghe
sulla
base
delle
somiglianze
e
delle
affinità
stilistiche
tra
opere
diverse,
ricondotte
in
questo
modo
a
un
artista
e
ai
suoi
assistenti.Eppure
non
si
hanno
testimonianze
precise
e
documenti
che
attestino
la
reale
esistenza
di
gran
parte
delle
botteghe
d’arte
miniata
di
cui
la
critica
sembra
certa.
E
alcuni
indizi,
come
le
normative
stringenti
delle
corporazioni
sui
praticanti
–
da
uno
a
tre
al
massimo
in
un
anno
–
sembrerebbero
portare
a
una conclusione negativa.
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